Persone dal Festival: Ludovica

 Persone dal Festival: Ludovica

Non potrei vivere senza ricreazione. E dopo una lezione sulle parabole non c’è niente di meglio che quattro chiacchiere con i compagni, acquistando indecisi la merenda alle macchinette.

– Chi di voi è Ludovica? – esordiscono Marco e Giacomo intromettendosi nella discussione. – Io! – rispondo. – Ci hanno detto che sai ballare, che te la cavi con la danza, cioè, che sai fare una coreografia – continuano. Loro due sono i rappresentanti del Festival per la mia scuola. Fino a quel momento non avevo mai sentito parlare di questa famigerata manifestazione, e in pochi secondi me la raccontano, mi chiedono il numero e si dileguano.

Concorso a Como

Io ballo, avevano ragione, e sono arrivata al Rainerum solamente a Settembre. Il mio primo anno di scuola superiore l’ho trascorso lontana dalla mia casa brissinense, in un’accademia di danza a Livorno, nella quale ho potuto crescere in tutti i sensi. Quando queste esperienze erano solo nei miei sogni avevo cinque anni, ed è proprio a quest’età che feci il mio primo passo di danza classica. Fu amore a prima vista. Dal mio primo plié e port de bras sono passati undici anni, e ad ora le mie competenze spaziano fino al ballo moderno e contemporaneo. L’ascesa continua tutt’ora ed io vado avanti più convita che mai in attesa delle prime soddisfazioni.

 

UNA VITA, UNA SFIDA

Quest’anno sono stata ingaggiata a gestire tutte le categorie di danza della mia scuola. Per me il Festival è una sfida, e oggi ho la possibilità di mettermi in gioco e di dare spazio alla mia creatività, per dimostrare a tutti che la danza è ciò che ho sempre amato. Mi metto a disposizione della mia scuola e dei miei compagni, per insegnare loro passi e coreografie, sperando di potergli trasmettere la mia stessa passione.

Noi, alle prove nel nostro teatro

È naturale che danza moderna sia la mia categoria preferita, ma nella mia scuola non sembrano pensarla tutti come me. Dai trenta iscritti quali eravamo a Novembre, ingente quota rosa compresa, ci siamo ridotti ad una scarsa ventina. Non tutti sembrano essere adatti a questo campo di battaglia e come abbiamo potuto vedere qualcuno si è perso per strada. Abbiamo cambiata musica, idea, tema, e traccia non più di otto volte, ma questo è un dolce traguardo in confronto al chiassoso vociferare che si crea ogni martedì durante le prove. In poche parole mancano quattro mesi, il clima è leggermente frizzante e la calma sta iniziando a mancare, ma come si suol dire: “La speranza è l’ultima a morire”.

Mentre cerco di farmi largo in quest’indicibile marasma, mi resta solo da capire come i miei rappresentanti abbiano saputo della mia esistenza. Che sia per l’inciucio o per un grandioso passaparola nessuno lo sa, ma tutto è possibile all’Istituto Rainerum.

(Ludovica)