Tra acrobazie e piroette
Siamo già a gennaio. Sembra manchi ancora molto, ma aprile si avvicina sempre di più. Procedono i preparativi, le idee prendono forma, e si inizia a provare! Ed ecco che il lunedì l’aula magna riecheggia di nomi incomprensibili di passi di danza e di battiti di mani per tenere il tempo. Federica Zanon, rappresentante di danza classica, e i suoi compagni ci parlano di questa categoria.
Com’è nato il tuo interesse per il Festival?
Già quando ero in prima ricordo che le ragazze di danza classica mi erano venute a cercare per chiedermi di partecipare, sapendo che ballavo. Purtroppo quell’anno ho rifiutato perché, non conoscendo ancora il Festival, preferivo prima viverlo da spettatrice. Così, una volta viste le esibizioni alle serate classiche e alle moderne e visto anche il nostro risultato come scuola, mi sono detta che l’anno dopo avrei sicuramente partecipato. Così è stato e devo dire che è stata un’emozione unica.
Questa sarà la tua quarta partecipazione. Cos’è cambiato dalla prima esperienza?
E’ passato del tempo e inevitabilmente il gruppo è cambiato, come anche il mio ruolo. Non sono più la più piccola che in seconda, al suo primo festival, si trovava a ballare con ragazzi di quinta in leggings e maglietta bianca, ma ho qualche responsabilità in più. Dall’anno scorso curo un po’ tutto, scegliendo la musica, pensando ai passi e ai costumi. Poi l’idea prende vita grazie ai miei compagni, che ogni tanto “boicottano” le mie scelte, com’è giusto che sia. L’obiettivo resta però sempre lo stesso: divertirci, portando in scena una coreografia in grado di coinvolgere ed emozionare sia chi guarda sia chi è sul palco. Sono molto entusiasta del progetto di quest’anno, ma non svelo nulla, per non rovinare la sorpresa!
Se tu non dici nulla, chiediamo allora alle tue compagne: come siete state coinvolte? Come stanno andando le prove?
Claudia Dignös: L’anno scorso mi ha fermata a pausa facendomi ascoltare la canzone che aveva scelto e mettendosi a ballare in mezzo al corridoio, ma quest’anno non è stato necessario. Non posso dire lo stesso delle altre, che invece sono state rincorse per la scuola e, prese per sfinimento, sono state finalmente convinte a partecipare.
L’idea di quest’anno ci piace un sacco. Siamo a buon punto, nonostante ognuno abbia i suoi impegni e sia difficile essere sempre presenti a prove. Avendo iniziato prima, abbiamo però più tempo dell’anno scorso e questo è un vantaggio, anche perché ci permette di formare un gruppo unito. Poi vediamo di trovare sempre dei modi per far recuperare chi è assente: ad esempio Alessandro è stato in Germania per tre mesi e ogni tanto riceveva dei video con i passi; gli stessi video servivano a noi per ripassare tra un incontro e l’altro.
Veniamo proprio ad Alessandro Fantini. Quest’anno sarà la tua seconda presenza sul palco delle serate classiche, come ti trovi a essere uno dei pochi ragazzi che si cimentano in questa categoria?
Sono molto orgoglioso di riuscire a mettermi in gioco anche in danza classica. Sento molto la responsabilità, cosa che vale anche per le altre categorie, ma sono determinato in quello che faccio. Non vedo ostacoli, ma solo tanta soddisfazione nell’essere l’unico della scuola, uno dei pochi in generale, e nel sapermi confrontare con la difficoltà di questa disciplina. Danzare per me è qualcosa di naturale e la mia esperienza in questi anni è stata davvero positiva, perché mi sono sempre sentito importante nel mio ruolo. Spero quindi, con la mia partecipazione, di far aumentare la curiosità dei ragazzi per la danza classica. Del resto il Festival è anche un’opportunità per scoprire nuove passioni, e chissà, forse i prossimi anni vedremo sempre più ragazzi ballare sul palco.
Trascorso un lunedì di prove, arriva il martedì e questo significa Cheerleading! Così come per danza classica, abbiamo intervistato i due rappresentanti di questa categoria: Karolina Arsov e Giuseppe Famigliolo.
Karolina, per te il primo anno in questa categoria. Quali sono le tue impressioni e cosa pensi della categoria stessa?
Cheerleading è forse una delle categorie più strane di tutto il Festival. Infatti non servono solo abilità, buone capacità fisiche e di ballo, ma sono anche molto importanti il coraggio, l’energia e il lavoro di gruppo.
Quest’anno mi ritengo pienamente soddisfatta perché vedo i ragazzi e le ragazze molto carichi, pieni di voglia di fare e attivi in quello che devono realizzare.
Siamo partiti piano, un passo dopo l’altro, tra una presa e l’altra, e tra le risate e le foto postate sui social per ricordare i momenti più divertenti.
Non è facile creare una coreografia dal nulla e realizzarla, soprattutto perché bisogna fare attenzione a comprendere tutti gli elementi di cheerleading e a combinare le capacità di tutti. Ciò che posso assicurare è che abbiamo in canna un colpo molto potente. Aspettatevi di tutto!
Per te, Giuseppe, questo è il secondo anno dopo la ottima esperienza del Festival 47. Qual è il tuo ruolo e cosa pensi di trasmettere agli altri componenti della squadra?
Il mio ruolo quest’anno non è solo quello di partecipante ma anche di coordinatore. Devo ammettere che non è semplice portare avanti tutto ciò, ma le difficoltà mi attraggono. Costruire un gruppo è stato il mio primo obiettivo e qui mi collego alla seconda domanda e posso dire certamente che la cosa più importante che bisogna trasmettere è la sicurezza. L’ho fatto sia da un punto di vista morale, attraverso il mio carattere, e sia da un punto di vista pratico, quindi con la forza fisica facendo sì che durante le prove e le prese nessuna ragazza cadesse. Alla fine ha funzionato. Le prime volte eravamo un po’ tutti in ansia nell’eseguire anche le prese più semplici ma era dovuto al fatto che non ci conoscevamo, ora invece ciò che risalta è proprio la tranquillità e la sicurezza con cui facciamo tutto. Mi ritengo anche io come Karolina molto soddisfatto.